Contro la chiusura delle edicole c'è chi deve fare la propria parte - ODG

Contro la chiusura delle edicole c’è chi deve fare la propria parte

Gennaio 20, 2025

Contro la chiusura delle edicole c’è chi deve fare la propria parte

Caro Direttore,
il dibattito avviato dal “Corriere dell’Umbria” sulla chiusura delle edicole ha avuto il merito di mettere in rilievo la grave crisi che attraversa il mondo dell’informazione e del giornalismo. Per comprendere la dimensione del fenomeno basterà citare alcuni dati forniti dall’Autorità di Garanzia per le Comunicazione, secondo i quali nel 2023 la vendita dei quotidiani italiani ha raggiunto – media giornaliera – la cifra di 1,41 milioni di copie (con una flessione su base annua dell’8,8% e del 32,8% rispetto al 2019). Si tratta di una tendenza irreversibile, che ha avuto inizio nel lontano 1990, quando (come evidenziato dal Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese) le vendite raggiunsero il record storico di quasi 7 milioni di copie giornaliere vendute.
Parliamo di un Paese che non c’è più, ma anche di un’editoria e di un giornalismo che si sono profondamente trasformati. Con la diffusione negli ultimi decenni dei quotidiani online, dei blog, dei social e dei siti web non solo sono cambiate le modalità di comunicare e i linguaggi. Si sono moltiplicate le piattaforme, modificati i tempi dell’informazione e con essi le nostre abitudini, il nostro rapporto con i media e con il sociale.
La crisi del giornalismo è figlia della crisi che sta vivendo l’Occidente: del deficit di democrazia (in termini di tutela dei diritti e delle istanze dei cittadini). Un deficit che investe i sistemi democratici, incapaci di contrastare un declino economico, sociale, culturale che si è trasformato in rabbia, insicurezza e narcisismo. Viene progressivamente meno il ruolo di intermediazione, la sua funzione sociale, messa ora in discussione dalla mutazione digitale. L’applicazione dell’Intelligenza Artificiale ha accelerato il processo di smantellamento dei cosiddetti “enti intermedi” di cui il giornalismo fa parte. La sensazione, se non la  certezza, è che si finisca per spacciare il principio delle “pari opportunità” con la messa al bando dei valori e delle differenze.
Di fronte a questo autentico cataclisma che ha trasformato la responsabilità in semplice formalismo, non c’è da stupirsi se sono venuti  meno i punti tradizionali di riferimento (a cominciare dalla politica e dal giornalismo), che hanno contraddistinto il secondo dopoguerra. C’è da chiedersi – piuttosto che affidarsi alla sterile polemica – cosa è possibile fare concretamente per contrastare un trend così sfavorevole. L’ODG dell’Umbria il problema se l’è posto. In collaborazione con l’Università di Perugia, la Camera di Commercio dell’Umbria, il Corecom e l’Associazione della Stampa Umbra, abbiamo redatto il primo report sulla situazione occupazionale e dell’editoria dell’Umbria, dal quale emerge un quadro allarmante – anche in termini di tenuta del sistema democratico – sia per gli imprenditori che per i giornalisti.  Questa la ragione che ci ha spinto a chiedere alla Regione (all’allora Presidente, Donatella Tesei, e ora all’attuale Presidente, Stefania  Proietti) di ripristinare e finanziare la Legge sull’Editoria. Parallelamente, oltre un anno fa, abbiamo affrontato il tema della chiusura delle edicole, suggerendo ad uno startupper alcune soluzioni per progettare un modello sostenibile, da applicare in via sperimentale in Umbria e nel Centro Italia.
Siamo convinti che il destino dei piccoli borghi, ma anche delle periferie e dei centri storici, dipenda dalla salvaguardia e dal recupero della propria identità e della memoria. In Italia sono 278 i comuni che hanno meno di 10 mila abitanti per chilometro quadrato, Migliaia le frazioni comunali disseminate lungo la fascia appenninica, in montagna e nelle zone rurali con poche decine di abitanti. Si tratta di un presidio ambientale, storico e culturale che per secoli ha caratterizzato e arricchito il tessuto sociale ed economico italiano. Un autentico patrimonio, una micro-dimensione sociale composta da storie di comunità e di uomini a rischio di estinzione per mancanza di ricambio generazionale. Si calcola che nei prossimi 50 anni il 60/70 per cento dei piccoli comuni possa essere interamente cancellato dalla carta geografica, desertificando intere aree fragili del Paese. L’Umbria è tra queste.
La nascita del progetto dedicato alle cosiddette “Edicole green” – di cui siamo semplici suggeritori – ha un anno di età. Nel frattempo, è stato condiviso con i distributori e gli edicolanti; con l’allora presidente regionale dell’Anci, Michele Toniaccini, e verrà riproposto a Federico Gori; con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alberto Barachini, con delega all’Informazione e all’Editoria. Un lungo percorso che in questi mesi – sottotraccia – ha coinvolto anche gli Ordini dei Giornalisti di Emilia Romagna, Marche, Toscana e Lazio e che a breve porterà, in via sperimentale, alla nascita delle prime “Edicole green” nel Centro Italia.
Le “Edicole green” continueranno a garantire la distribuzione di giornali, riviste e libri. Favoriranno, parallelamente, lo sviluppo di una serie di attività legate ai servizi. Si prevede la loro collocazione adattandole alle esigenze specifiche del territorio; l’utilizzo di incentivi, sgravi fiscali, risorse comunitarie, statali e regionali. L’obiettivo è di raggiungere e garantire la sostenibilità economica, in vista di costituire su scala regionale una vera e propria comunità energetica.
Tocca ora alla politica e agli editori (e i primi segnali sono incoraggianti) fare la propria parte. Partendo dal presupposto che la Costituzione non è formalismo e va applicata tutti i giorni. La democrazia ha un costo e, come tale, bisogna farsene carico, secondo le proprie competenze e responsabilità. I giornalisti sono chiamati al rispetto delle regole, alla ricerca della verità, ad un impegno civile che garantisca la tenuta e la crescita democratica del Paese. È un ruolo insostituibile e per questo va salvaguardato. Troppe le tentazioni di imboccare scorciatoie vantaggiose: un terreno scivoloso che trasforma la cattiva retribuzione o la non retribuzione in un modello esemplare d’impresa. La strada è un’altra: rispettare il lavoro, la dignità di chi lavora e lo fa con competenza e professionalità, accrescendo costantemente il proprio bagaglio culturale. L’applicazione del “giusto compenso”, il riconoscimento della professionalità nella pubblica amministrazione non devono essere un’eccezione, semmai la normalità. Una normalità condivisa, che garantisca alla nostra democrazia coerenza e credibilità. Nella elementare applicazione delle regole.

di Mino LORUSSO
Presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria

Fonte: Corriere dell’Umbria del 19 gennaio 2025