- ODG

Maggio 24, 2025

𝙇’ 𝙊𝙙𝙜 𝙐𝙢𝙗𝙧𝙞𝙖 𝙥𝙧𝙚𝙣𝙙𝙚 𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙘𝙤𝙣 𝙧𝙖𝙢𝙢𝙖𝙧𝙞𝙘𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙡𝙖 𝙍𝙚𝙜𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙐𝙢𝙗𝙧𝙞𝙖 𝙨𝙞 𝙧𝙞𝙨𝙚𝙧𝙫𝙖 𝙙𝙞
“𝙖𝙙𝙞𝙧𝙚 𝙡𝙚 𝙫𝙞𝙚 𝙡𝙚𝙜𝙖𝙡𝙞 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙧𝙞𝙘𝙝𝙞𝙚𝙨𝙩𝙖 𝙙𝙞 𝙧𝙞𝙨𝙖𝙧𝙘𝙞𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙖𝙣𝙣𝙞 “,
“𝙥𝙚𝙧 𝙘𝙤𝙣𝙩𝙧𝙖𝙨𝙩𝙖𝙧𝙚 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙚 𝙡𝙚 𝙞𝙣𝙛𝙤𝙧𝙢𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙛𝙪𝙤𝙧𝙫𝙞𝙖𝙣𝙩𝙞 𝙚 𝙣𝙤𝙣 𝙘𝙤𝙧𝙧𝙚𝙩𝙩𝙚 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙥𝙪𝙗𝙗𝙡𝙞𝙘𝙖𝙩𝙚 “
𝙞𝙣 𝙧𝙚𝙡𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙙𝙞𝙖𝙩𝙧𝙞𝙗𝙖 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙖 𝙥𝙤𝙡𝙞𝙩𝙞𝙘𝙖 𝙚 𝙥𝙖𝙧𝙩𝙞𝙩𝙞𝙘𝙖 𝙨𝙪𝙡𝙡𝙖 𝙨𝙞𝙩𝙪𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙨𝙖𝙣𝙞𝙩𝙖̀ 𝙪𝙢𝙗𝙧𝙖.
𝙇’𝙊𝙙𝙜 𝙨𝙤𝙩𝙩𝙤𝙡𝙞𝙣𝙚𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙡𝙖 𝙘𝙖𝙩𝙚𝙜𝙤𝙧𝙞𝙖 𝙨𝙫𝙤𝙡𝙜𝙚 𝙡𝙚 𝙨𝙪𝙚 𝙛𝙪𝙣𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙣𝙚𝙡 𝙧𝙞𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡 𝙙𝙞𝙧𝙞𝙩𝙩𝙤-𝙙𝙤𝙫𝙚𝙧𝙚 𝙙𝙞 𝙘𝙧𝙤𝙣𝙖𝙘𝙖 𝙚 𝙣𝙚𝙡 𝙧𝙪𝙤𝙡𝙤 𝙙𝙞 𝙨𝙥𝙖𝙯𝙞𝙤 𝙡𝙞𝙗𝙚𝙧𝙤 𝙙𝙞 𝙘𝙤𝙣𝙛𝙧𝙤𝙣𝙩𝙤 𝙚 𝙙𝙞𝙗𝙖𝙩𝙩𝙞𝙩𝙤 𝙣𝙚𝙡 𝙧𝙞𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙘𝙤𝙣𝙩𝙧𝙖𝙥𝙥𝙤𝙨𝙩𝙚 𝙥𝙤𝙨𝙞𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙡𝙚 𝙘𝙤𝙣𝙛𝙚𝙧𝙞𝙨𝙘𝙚 𝙡’𝙤𝙧𝙙𝙞𝙣𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤.

𝘋𝘪 𝘴𝘦𝘨𝘶𝘪𝘵𝘰 𝘭𝘢 𝘕𝘰𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘈𝘷𝘷𝘰𝘤𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘙𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘜𝘮𝘣𝘳𝘪𝘢

Payback dispositivi, che cos’è e perché non c’entra con il disavanzo e la manovra
(aun) – Perugia, 24 maggio 2025 – In merito alla questione payback dispositivi medici e alle notizie veicolate a mezzo stampa in questi giorni da alcune parti politiche, l’amministrazione regionale tramite l’Avvocatura della Regione Umbria precisa quanto segue.
Il payback sui dispositivi medici è un meccanismo di politica sanitaria che, in caso di superamento di un tetto di spesa regionale, impone alle aziende fornitrici di questi dispositivi di contribuire a ripianare parte dello sforamento dei tetti che le Ragioni stanziano per questi prodotti.
Il 7 maggio 2025 il Tar Lazio ha respinto i ricorsi presentati dalle aziende contro il payback sui dispositivi medici, confermando la sentenza della Corte costituzionale che aveva riconosciuto la legittimità della misura. Immediata è stata la risposta dei rappresentanti delle imprese: “In assenza di un intervento immediato, saremo costretti a valutare lo stop delle forniture di dispositivi medici agli ospedali”.
Con le sentenze n. 139 e n. 140 del 22 luglio 2024, la Corte Costituzionale aveva infatti già dichiarato legittimo il meccanismo del payback sui dispositivi medici, respingendo le questioni di incostituzionalità sollevate dal Tar Lazio in seguito a migliaia di ricorsi di aziende del settore. La Corte ha qualificato il payback come un “contributo di solidarietà” proporzionato e necessario per sostenere il Servizio Sanitario Nazionale in una situazione economico-finanziaria critica che impedisce a Stato e Regioni di coprire interamente le spese sanitarie con risorse pubbliche.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite, ha definito il payback “un cerotto su un’emorragia che merita altri tipi di cure” in quanto trattasi di un eventuale contributo una tantum aleatorio, dipendente solo dagli esiti di migliaia di procedimenti legali e sui cui esiti c’è la più grande incertezza anche di sopravvivenza delle aziende fornitrici.
Il payback dispositivi non è infatti un credito certo, liquido ed esigibile e pertanto non è possibile agire in via monitoria, bensì agire in via procedimentale e/o contrattuale (azione di responsabilità per danni o compensazione crediti) con pressoché certa successiva dinamica contenziosa cognitiva o processuale amministrativa.
Questa situazione è comune a tutte le Regioni, infatti tutte le Regioni a far data dagli ultimi mesi del 2022 hanno iniziato a dare attuazione a quanto sopra descritto richiedendo il pagamento del dovuto alle aziende fornitrici (cfr. Determina Direttoriale n. 13106/2022 Regione Umbria).
Ha fatto seguito a tale dinamica procedimentale l’instaurazione di una quantità rilevantissima di contenziosi legali di natura amministrativa e civile; in tal senso si significa che le posizioni aperte per la Regione Umbria risultano essere migliaia, alle quali si devono cumulare ulteriori ricorsi, sia giurisdizionali per motivi aggiunti che straordinari al Presidente della Repubblica.
Le Regioni, ivi compresa l’Umbria, devono tenere in considerazione, per obbligo di correttezza contabile, il fatto che, allo stato degli atti, non si è in presenza di un credito certo, liquido ed esigibile. Quindi la posta economica derivante dall’eventuale pagamento del payback dispositivi non può avere a posteriori ricadute sull’anno contabile chiusosi, cioè il 2024, e non può quindi incidere a compensazione del disavanzo 2024 né quindi poteva in alcun modo intervenire sulla necessità della manovra che la Regione è stata costretta a fare.
Il disavanzo in sanità della Regione Umbria è purtroppo strutturale da 5 anni (cioè si ripete da 5 anni peggiorando sempre) e come è facilmente comprensibile non può essere coperto da un credito puntuale che si maturasse ora, tanto più se incerto e non esigibile.
In questi giorni, dopo la sentenza del Tar, è in discussione una proposta normativa, sostenuta dalle Regioni, che prevede l’intervento dello Stato a garanzia delle somme relative al payback dei dispositivi medici che non dovessero essere pagate dalle aziende fornitrici alle Regioni a seguito delle recenti decisioni dei giudici amministrativi.
Il Governo dovrebbe fare un’apposita norma per consentire nel corso dell’esercizio 2025 di rendere i relativi crediti della Regione esigibili e quindi liberare gli eventuali accantonamenti iscritti in bilancio. Questa norma non impatterebbe comunque sul disavanzo e sulla verifica del 2024 conclusa nel mese di aprile dalla Regione Umbria. Se le Regioni daranno la propria intesa, a seguito dell’eventuale approvazione della norma e delle indicazioni dei Ministeri, si faranno apposite scritture contabili e, solo in base alla determinazione dei risultati del 2025, si potrà valutare come inserire in bilancio le eventuali quote. Se ci saranno maggiori risorse saranno certamente utilizzate per la sanità, ma il rischio a livello nazionale e umbro è il fallimento di migliaia di aziende che, oltre a devastare il tessuto economico e sociale, metterebbe a rischio la fornitura dei dispositivi medici a ospedali e interi territori.

𝙄𝙣𝙛𝙞𝙣𝙚 𝙡𝙖 𝙍𝙚𝙜𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙘𝙤𝙢𝙪𝙣𝙞𝙘𝙖 𝙘𝙝𝙚, 𝙥𝙚𝙧 𝙘𝙤𝙣𝙩𝙧𝙖𝙨𝙩𝙖𝙧𝙚 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙚 𝙡𝙚 𝙞𝙣𝙛𝙤𝙧𝙢𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙛𝙪𝙤𝙧𝙫𝙞𝙖𝙣𝙩𝙞 𝙚 𝙣𝙤𝙣 𝙘𝙤𝙧𝙧𝙚𝙩𝙩𝙚 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙥𝙪𝙗𝙗𝙡𝙞𝙘𝙖𝙩𝙚, 𝙨𝙞 𝙧𝙞𝙨𝙚𝙧𝙫𝙚𝙧𝙖̀ 𝙙𝙞 𝙖𝙙𝙞𝙧𝙚 𝙡𝙚 𝙫𝙞𝙚 𝙡𝙚𝙜𝙖𝙡𝙞 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙧𝙞𝙘𝙝𝙞𝙚𝙨𝙩𝙖 𝙙𝙞 𝙧𝙞𝙨𝙖𝙧𝙘𝙞𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙥𝙚𝙧 𝙙𝙖𝙣𝙣𝙞 𝙖 𝙩𝙪𝙩𝙚𝙡𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙞𝙢𝙢𝙖𝙜𝙞𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙜𝙡𝙞 𝙖𝙢𝙢𝙞𝙣𝙞𝙨𝙩𝙧𝙖𝙩𝙤𝙧𝙞, 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙞𝙨𝙩𝙞𝙩𝙪𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙧𝙚𝙜𝙞𝙤𝙣𝙖𝙡𝙚 𝙚 𝙥𝙚𝙧 𝙩𝙧𝙖𝙨𝙥𝙖𝙧𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙚 𝙘𝙤𝙧𝙧𝙚𝙩𝙩𝙚𝙯𝙯𝙖 𝙣𝙚𝙞 𝙘𝙤𝙣𝙛𝙧𝙤𝙣𝙩𝙞 𝙙𝙚𝙞 𝙘𝙞𝙩𝙩𝙖𝙙𝙞𝙣𝙞.